
31 Ott L’importanza del Coaching Umanistico nell’era digitale
Quali sono le competenze necessarie per affrontare il mondo digitale?
Secondo Esther Dyson, autrice del libro “Release 2.0, Come vivere nell’era digitale”, ci sono almeno quattro capacità fondamentali destinate ad emergere nel mondo del lavoro:
- Creatività ed intelligenza, intese come capacità di trovare risposte innovative ai bisogni umani e continuare a mantenere l’azienda all’avanguardia;
- Prestazioni in tempo reale, grazie alla flessibilità mentale dovuta alla capacità di saper rappresentar un aspetto della realtà in relazione agli altri (approccio “olistico”);
- Self marketing, l’azienda si esprime e si presenta attraverso e persone. “Le aziende avranno bisogno di una personalità on line e la persona – sottolinea la Dyson – è la faccia che un’azienda presenta al mondo”.
Intelligenza emotiva. Daniel Goleman, nel suo libro “Intelligenza emotiva”, dimostra la necessità per l’individuo odierno di possedere un livello di sviluppo emotivo che gli permetta di realizzare se stesso in un contesto sociale, economico e culturale in rapida trasformazione. Così, se il vecchio sistema educativo consentiva di sviluppare le capacità necessarie per svolgere un lavoro fisso, oggi i cosiddetti posti stabili lasciano il posto a carriere variabili ed è, pertanto, necessario un nuovo processo di apprendimento che duri tutta la vita. “L’aumento delle pressioni competitive dà nuovo valore agli individui capaci di automotivarsi, di dimostrare iniziativa, dotati dell’impulso interiore a superare se stessi e abbastanza ottimisti da saper prendere con calma rovesci ed insuccessi”. Inoltre “le abilità che occorreranno ai leader del prossimo secolo saranno radicalmente diverse da quelle ritenute preziose oggi” e saranno competenze come il saper catalizzare i cambiamenti, l’adattabilità, la capacità di trarre vantaggio dalla diversità e tutte le abilità relative al lavoro in team.
In un simile contesto, sarà importante riuscire a conservare la propria umanità e il proprio equilibrio nonché alimentare la capacità di trarre piacere da nostro lavoro.
Ma le abilità cognitive e quelle emozionali si basano su aree cerebrali diverse.
In sintesi: le prime hanno sede nella neocorteccia, il cosiddetto cervello pensante, mentre le seconde che attengono alle competenze personali (come la consapevolezza di sé, la padronanza di sé, la motivazione) e sociali (come l’empatia e la capacità di gestire le relazioni interpersonali) mettono in gioco altre aree cerebrali e, principalmente, i circuiti che collegano i centri emotivi – in particolare l’amigdala – situati in profondità nel centro del cervello, con i lobi prefrontali, che sono i centri esecutivi del cervello.
Così se per l’apprendimento intellettuale, che comporta l’aumento delle conoscenze ed informazioni intellettuali, l’aula scolastica è un ambiente adatto, l’apprendimento delle competenze emotive richiede l’acquisizione o la modifica di comportamenti e atteggiamenti, e qui la sola aula non basta più.
Conoscere non è fare. Comprendere intellettualmente una competenza è necessario, ma non di per sé sufficiente a modificare un comportamento. Un cambiamento profondo esige una riorganizzazione di abitudini di pensiero, sentimento e comportamento ben radicate. “Coltivare le competenze emotive – avverte Goleman – richiede la comprensione degli elementi e degli strumenti fondamentali della modificazione comportamentale. La mancata considerazione di ciò equivale ad un errore da un miliardo di dollari, cioè quanto si spende in “corsi”, “sperimentazioni” che poi hanno scarse ricadute positive nel processo di crescita dei ragazzi che sono sempre più confusi, impreparati a fare i conti con le proprie emozioni, a decodificarle, controllarle e indirizzarle costruttivamente per sé e per gli altri”.
Come afferma Laura Marchioni Comel, l’era digitale ci mostra dunque uno scenario in cui il mondo del lavoro è profondamente mutato non tanto per le sue modalità ma per il fatto che i nuovi contesti si fondano su lavoratori intesi come persone. Vengono richieste, oltre alle competenze intellettuali, abilità e competenze personali e sociali che attengono alla sfera emotiva dell’individuo e che sono in grado di determinare la qualità della prestazione lavorativa (nonché la qualità della vita).
Tali abilità e competenze possono essere allenate (è richiesto infatti molto esercizio!) consapevolmente attraverso il Coaching Umanistico. Il programma comprende espressione delle proprie potenzialità, motivazione, capacità di leadership, empatia e gestione delle relazioni, è orientato alla felicità ed il contesto di apprendimento è la vita reale.